Età Romana
I PRIMI INSEDIAMENTI
Il territorio in età Romana
Nel comprensorio dei Monti Dauni la presenza romana è legata alla deduzione della colonia di Lucera (314 a.C.), elemento che comporta profondi cambiamenti nel territorio.
Una parte di esso entra a far parte dell’ager Lucerinus e viene quindi diviso per ricavarne le proprietà da assegnare ai coloni latini. Il paesaggio appare infatti disseminato di fattorie rurali, in genere piccoli edifici unifamiliari o ville rustiche articolate in più vani con spazi per attività produttive.
In età imperiale, accanto alle fattorie, si svilupperanno impianti medio-grandi di ville, in funzione di un radicale cambiamento del sistema produttivo. Costituiscono una documentazione tangibile di questi grandi complessi residenziali le strutture di località Masseria Finocchito e Sculgola- Convento Diruto, oltre che i materiali ceramici tipici di questo arco cronologico, rinvenuti nei territori circostanti (ceramiche da cucina/fuoco, sigillata italica).
Da alcuni insediamenti individuati nei territori di Casalnuovo, Castelnuovo, Casalvecchio provengono materiali che permettono di ricostruirne l’aspetto architettonico tipico degli impianti residenziali di età romana imperiale; frammenti delle pavimentazioni a mosaico o in laterizio a spina di pesce, elementi di suspensurae, cioè di pilastrini che sorreggevano il pavimento rialzato intorno ai quali circolava l’aria calda proveniente dai forni, per riscaldare impianti di terme, che erano presenti in molte ville.
Sono segnalati anche frammenti di meridiana che dovevano decorare i giardini delle ville residenziali; altri manufatti si legano invece alle attività produttive come parti di macine granarie o basi di frantoi (torcularia).
Il comparto meridionale del comprensorio mostra una certa continuità o comunque stabilità di occupazione fino all’età tardo antica e medievale, come è bene evidente nei siti localizzati a sud di Casalnuovo, in Loc. Fonte Romana.
Lungo il Fortore, in una zona interessata dal tratturo Celano-Foggia e dai tratturelli in uso ancora in tempi recenti per le attività agricolo-pastorali, è indicata anche la presenza di un ponte, oggi non più visibile, ma ricordato dal toponimo Ponte Rotto. La presenza di ville, a controllo di vaste porzioni di terreno, permette di ipotizzare a fianco di un’economia legata alla transumanza, anche attività produttive di tipo agricolo.
L’orologio solare
La necessità di computare e regolare il tempo in maniera precisa e condivisa sorge nel momento in cui una comunità ha l’esigenza di ritrovarsi in luoghi e tempi stabiliti. La scansione del tempo più semplice è basata sull’alternarsi delle ore di luce e buio nel corso della giornata, ma anche questa alternanza tra giorno e notte viene presto suddivisa dai vari popoli antichi in maniera più puntuale: le ore. Uno degli strumenti più antichi realizzati per calcolare tale scansione temporale è l’orologio solare o meridiana.
I Romani, come noi, dividevano il giorno in 24 ore, 12 ore diurne e 12 ore notturne. La prima ora del giorno cominciava nel momento in cui il sole sorgeva, mentre l’ultima ora, la dodicesima, terminava con il tramonto, quando aveva inizio la notte.
LA MERIDIANA DI CASALNUOVO MONTEROTARO
L’orologio solare è, come nel nostro caso, costituito da un’asta, detta gnomone, che proietta l’ombra del sole su un quadrante su cui sono tracciati segni che indicano le ore. Nel nostro esemplare lo gnomone è perduto, mentre abbastanza ben conservata è l’area, detta piatto, suddivisa in dodici parti da undici linee rette. Ognuno dei dodici settori del piatto indica una delle ore del giorno.
Gli orologi solari furono introdotti a Roma intorno alla metà del II secolo a.C. Per riuscire a calcolare con precisione le ore questi strumenti dovevano essere realizzati con estrema cura e le linee del piatto dovevano essere posizionate tenendo conto del luogo in cui la meridiana doveva essere posta.