Età Daunia

AI CONFINI DELLA DAUNIA TRA 800 E 300 A.C.

Il popolamento: fra Dauni e Sanniti

I territorio di Casalnuovo si trova nel cuore della Daunia settentrionale.

La Daunia era la terra dei Dauni, cioè quell’ampia area estesa dal fiume Fortore, nell’attuale provincia di Foggia, alla valle dell’Ofanto, con i centri di Tiati – Teanum Apulum, Arpi, Ascoli Satriano, Lucera, Canosa e Minervino (oggi in Puglia), Lavello, Melfi e Banzi (in Basilicata), all’imbocco della valle dei fiumi Basentello e Bradano.

A fronte di molte caratteristiche comuni con gli altri abitanti dell’area apula (Peuceti e Messapi), fra cui anche la lingua, di sicuro non italica, ciò che caratterizza in modo evidente la cultura dauna è lo sviluppo di un repertorio di vasi in ceramica riconoscibile per le forme ed i motivi decorativi geometrici a partire dai decenni intorno al 650 a.C.

I relativi abitati sono formati da un insieme di nuclei sparsi, a volte distribuiti su vaste aree pianeggianti (ampie da 200 a 600 ettari): piccoli gruppi di abitazioni affiancate dalle tombe, alternati a spazi coltivati, recinti per animali e lembi di bosco.

La valle del fiume Fortore, confine ideale tra la Daunia e la terra dei Frentani, è in realtà un’area in cui le due culture si alternano, si fondono e si scontrano. In questo comparto più settentrionale della Daunia troviamo a partire dal 700-600 a.C. presenze che possiamo ricollegare ai gruppi sanniti e che influenzeranno nei secoli successivi le vicende storiche di tutta la Daunia.

Nella Daunia Settentrionale il centro principale è Tiati – Teanum Apulum, ma le fonti antiche ricordano anche altri insediamenti  quali Gereonium e Acuca; le ricerche archeologiche hanno documentato inoltre un cospicuo numero di altri piccoli insediamenti, nel comprensorio di Casalnuovo quelli nelle località Masseria Vallevona, Dragonarella, Masseria Caccetta, inquadrati cronologicamente tra 700 e 300 a.C. Piccoli villaggi posti sia nelle fertili valli fluviali, che sulle pendici collinari che dominano le vallate e la viabilità di collegamento tra la Daunia e il Molise.

Abitare in Daunia

Il quadro del popolamento e del sistema insediativo dell’area dauna appare ormai abbastanza ben delineato.

Si può presupporre che un sistema insediativo basato sui villaggi, fosse una realtà organizzativa importante nel mondo italico preromano.

Il popolamento è costellato non solo da grandi abitati come Arpi, Lucera, Tiati – Teanum Apulum, ma anche da “abitati minori” o villaggi (Marchi 2017).  Saranno inoltre protagoniste delle fertili terre di pianura o di quelle pedecollinari le fattorie daune.

Nell’area daunia un certo numero di centri “minori” è ricordato dalla letteratura archeologica, che in riferimento alle notizie delle fonti presenta tuttavia un quadro di popolamento di gran lunga meno fitto di quello evidenziato dalle indagini archeologiche apparentemente riconducibili, per i materiali ceramici presenti in superficie, al popolamento daunio, ma che ad un’indagine più approfondita hanno evidenziato anche presenze allogene.

Indice topografico degli insediamenti di età Daunia.

Abbiamo notizia di alcuni di questi insediamenti, spesso di incerta localizzazione, che le fonti indicano, indifferentemente, oppida o castella. Tra questi si possono ricordare: Acuca, una ancora ignota Blanda, Aece, Gereonium, di quest’ultimo si parla nel dettaglio, e Canne, in area ofantina.

Un notevole numero di insediamenti, in genere disposti su ampi sistemi collinari affacciati sulle principali vallate fluviali (Ofanto, Celone, Carapelle, Candeloro), ed a controllo di vie di comunicazione, risulta documentato dalle evidenze archeologiche. Numerosi piccoli villaggi sono emersi infatti dalle ricerche nell’ager Lucerinus

Tra gli insediamenti minori, numerosi nel comprensorio esaminato, tutti segnalati da aree di frammenti fittili distribuite su ampi pianori naturalmente difesi, significativo è il caso di Masseria Dorsi-Carignano, ad Ovest del moderno villaggio di Carignano. Su un’area di circa 30 ettari, delimitata dal corso di due torrenti, Canale Valle Iuvara a Nord e Radicosa a Sud, varie aree di concentrazione di materiale fittile, testimoniano un insediamento caratterizzato da numerosi edifici con elevati in argilla e coperture fittili, documentati da elementi di copertura e da un’ antefissa nimbata; un’ampio repertorio ceramico consente un inquadramento tra il VI e il IV secolo a.C. Al centro del pianoro la foto aerea permette di leggere la traccia di un edificio rettangolare che suggestivamente possiamo assimilare ad un oikos

La struttura identificata potrebbe essere assimilata all’edificio a pianta rettangolare articolato in due vani e con una fascia di pavimentazione in ciottoli, recentemente indagato in località Casanova (Corrente et alii 2008), nei pressi di Lucera, e confrontato con il più grande edificio di Ascoli Satriano località Serpente. Di particolare rilievo è l’insediamento di località Chiancone (Bottini, Marchi Muntoni 2016), localizzato, lungo la via per San Severo, su un ampio pianoro di circa 200 ettari, difeso naturalmente da vallate. Essenzialmente documentato da aree di concentrazione di materiale mobile, la presenza di tegole e coppi attesta l’esistenza di edifici abitativi con tetti pesanti,  l’abbondante ceramica, a vernice nera, a figure rosse e mattpainted di produzione daunia, consente di collocare l’insediamento nell’arco cronologico compreso tra  il VI e IV secolo a.C. Al centro del pianoro nell’area di maggiore concentrazione di elementi fittili, tra i quali spicca un numero notevole di frammenti di antefisse di vario tipo, prospezioni geomagnetiche hanno mostrato la presenza di un edificio, costituito da vari ambienti, che i rinvenimenti ceramici consentono di collocare tra V e IV secolo a.C. Saggi archeologici, effettuati a seguito dell’impianto di un aerogeneratore, hanno messo in evidenza labili tracce dell’abitato ed alcune sepolture, una delle quali di singolare interesse. Si tratta di un individuo sepolto supino con un ricco corredo costituito da elmo, cinturone, spada, bacile e numerosi vasi collocabili cronologicamente all’inizio del V secolo a.C.

Questo panorama di distribuzione insediativa sembra rafforzato dalla documentazione offerta da indagini nel comprensorio di Bovino, dove in uno ambito territoriale non particolarmente ampio si dislocano anche a breve distanza almeno quattro insediamenti (Montebifero, Monte Calvello, Murgetta, Giardinetto e Tegole) databili fra il VI e il IV secolo, che testimoniano un popolamento fitto, geomorfologicamente condizionato dalle valli fluviali e dai sistemi di comunicazione, nel quale sembrano rientrare anche gli abitati di Vibinum ed Aece.

Poco ancora possiamo dire della Lucera preromana se non che si articolava, come in genere gli insediamenti dauni, con vari nuclei distribuiti sull’ampio tavolato oggi occupato dall’attuale centro moderno e dei quali abbiamo documentazione solo da alcuni gruppi di necropoli, forse da un nucleo insediativo in località fornaci ed un nucleo gerarchicamente preminente sulla collina del Belvedere, dove si può ipotizzare un’area cultuale preesistente al santuario romano.

Tutti gli insediamenti, sia quelli più grandi che i minori, sono occupati già in età arcaica ma conoscono la loro fase principale nel IV secolo a.C. e restano in vita fino al III secolo per poi essere abbandonati.

Gli edifici di abitazione sono certamente vari e se solo ad Arpi ed Ascoli Satriano si trovano case lussuose e riccamente decorate, nel resto del territorio gli edifici domestici più diffusi sono le case di piccole-medie dimensioni (mq 35-100) ad unico vano preceduto da vestibolo, o con più vani affacciati su un’area scoperta. Avevano perlopiù fondazioni in pietrame irregolare e coperture in tegole e coppi. Non mancavano mai però le antefisse a decorazione della base dei tetti.

Anche negli edifici più modesti doveva esistere una zona più appartata destinata alla vita domestica e spesso riservata alle donne, dove troviamo infatti i telai documentati dalla presenza numerosa di pesi fittili. I pavimenti erano spesso in ciottoli o con tasselli fittili a spina di pesce o a pelte.